Questa è un’intervista fatta il 2 Febbraio di quest'anno dal giornalista Elias Fiore al nostro Domenico. Elias vive e lavora a Londra da diversi anni, e collabora con diverse piattaforme italiane ed estere. Dopo aver ricevuto l’ok per questo articolo sul “rapporto tra creatività musicale e questa pandemia” l’intervista è stata rigettata dal direttore del magazine dopo un paio di settimane con la seguente motivazione: “ Le domande vanno bene, le risposte no”.
Inutile dire che il giornalista c’è rimasto di sasso.
Io un pò meno. Diciamo che me lo aspettavo. Chi vive fuori dall’Italia come Elias non ha la percezione del livello di omologazione a cui si è arrivati in questo paese. E stiamo parlando di un piccolo magazine on line da 1500 like circa… non di una testata importante dove certe cose non le vengono certo a chiedere al cantante dei La Plonge. Diciamo pure che certe cose, in questo periodo, pochi giornalisti le chiedono a pochi musicisti.
Ecco il testo integrale dell’intervista.
Partiamo dall'interno. Questa pandemia ed i suoi risvolti mediatici hanno in qualche modo influenzato i tuoi processi creativi?
Purtroppo devo dire solo parzialmente. A mio parere stiamo assistendo a uno spettacolo in atto oramai da molto tempo. Sembra, a guardare i media più popolari, che il dissenso o posizioni alternative rispetto a quello che sta succedendo, siano non solo tacitati ma equiparati quasi a una malattia mentale. Attraverso l'artiglieria pesante di tv e social network si sono rese popolari parole come Negazionista e Complottista, utilizzate per etichettare chi prova a non dico a confutare la teoria maggioritaria, ma solo a farsi qualche domanda e a cercare di capire qualcosa del mondo verso il quale stiamo transitando. Posso dire che il mio processo creativo è rimasto dunque lo stesso che ho da una ventina d'anni a questa parte. Continuo a scrivere ciò che mi va quando mi va. Senza nessun filtro o alcun tipo di autocensura. Ringraziando non ho posizioni da difendere o contratti da rispettare. Mi confronto solo con un buonsenso del quale sono in continua ricerca.
Come ti senti, in quanto musicista e creativo, di fronte all'idea che i cambiamenti che stiamo sperimentando possano diventare permanenti?
Ritengo che chi scrive o pensa qualcosa di immateriale cercherebbe di farlo anche in galera, e gli esempi non mancano di certo. Il problema per chi fa musica è che il contatto con chi viene ad ascoltarti è essenziale. Da senso e forma a quello che facciamo. E te lo dice uno che ha passato anni di fronte a uno schermo di computer facendo musica da solo e facendola sentire in contesti in cui nemmeno era presente fisicamente, essendo occupato a guadagnare la vita facendo un altro lavoro. Poi mi sono messo a cantare le mie canzoni e ho provato sulla mia pelle cosa significa farlo dal vivo. Spero di poter riprendere al più presto a farlo. Anche se è passato quasi un anno da quel marzo in cui tutto è iniziato. E ho il sospetto che stiamo iniziando ad abituarci a questa vita che può essere anche comoda... deresponsabilizzante se mi consenti il termine. Non ho figli ma ho nipoti. Sono preoccupato principalmente per loro.
Gli altri musicisti della tua cerchia di conoscenze: come si stanno rapportando di fronte a questo particolare momento storico?
Qualcuno dice che ogni uomo è un'isola. Figurati un musicista o un creativo in genere. Nella mia cerchia strettissima tutti ci stiamo impegnando per fare qualcosa per uscire da questa situazione. Cercando di continuare perlomeno a produrre e a utilizzare i mezzi a disposizione per far circolare la nostra roba. Abbiamo tutti avuto un momento abbastanza lungo di stallo e incertezza sul da farsi. Ci chiediamo se quello che facciamo serve a qualcosa oltre che al nostro maledettissimo ego. La risposta personalmente la sto ancora cercando.
Il vostro nuovo album dovrebbe uscire durante l'estate. Quanto è influenzato dai recenti avvenimenti globali?
Alla fine non tanto se non nel nostro nuovo singolo Divi (degli aperitivi) che rientra apparentemente nella categoria delle instant song. E' stata scritta ad Aprile 2020 in pieno primo lockdown e pubblicata solo a Dicembre perchè personalmente non riuscivo a darmi una mossa. Ma altre canzoni dell'album sono state scritte in quel periodo e sono, se posso permettermi, in piena sintonia col nostro classico mood. Alla fine io scrivo di getto e magari lascio decantare anche per anni. Limo un pò quà e un pò là ma potrei considerare tutte le nostre canzoni delle instant song, proprio perchè legate a un particolare momento della nostra vita.
Il Covid ha toccato qualcuno che conosci in prima persona?
Grazie a Dio solo una persona. Che mi ha descritto la cosa come una cosa molto brutta. Un potentissimo tipo di influenza durata almeno una settimana e molto dura da affrontare. In cui, ma questo lo aggiungo io, qualche domanda te la fai.
Trovi che vi sia stata confusione nell'informare la cittadinanza da parte degli organi competenti, o generale chiarezza?
Io mi chiamo Domenico e faccio il musicista. Ovviamente ho le mie opinioni a riguardo, e grazie a Dio ho la possibilità e la voglia di metterle in musica. Credo anche che alla domanda che mi fai dovrebbe rispondere chi ogni giorno va in televisione a snocciolare una enorme quantità di dati e di formule perlopiù in inglese che le persone non possono capire. Spesso mi chiedo se le capiscano anche coloro che se ne fanno portavoce. Sto quindi cercando di orientarmi e di sentire pareri di gente che si occupa di certe cose anche per professione.
Su questo il mio amico Giorgio mi dice di ritenere che: "sono stati utilizzati tutti i più sofisticati sistemi di metacomunicazione per indurre paura nelle persone indebolendole molto di più di quanto si possa immaginare portando al collasso del sistema immunitario. E' evidente che si vuole utilizzare questa "pandemia" per altre ragioni legate al controllo dei popoli, da parte dei forti del mondo che non hanno alcun rispetto per il prossimo ma vivono accumulando immense ricchezze sottratte all'umanità. Come uscire da tutto questo: cercare di uscire all'aria aperta, quando possibile, prendere il sole, andare nei boschi, respirare aria buona e concentrarsi su tutte le cose belle che anche nel piccolo ognuno di noi vive ogni giorno pur nelle difficoltà, abbandonare qualsiasi sentimento di odio, rabbia, gelosia, invidia e sostituirli con amore e solidarietà, comprensione, misericordia, perdono, cercare di mangiare cibi sani della nostra terra e bere molta acqua delle meravigliose sorgenti che abbiamo in Sardegna. Il nostro sistema immunitario ne avrà grandi benefici e sarà la vera difesa contro i virus. Questi principi possono essere spiegati meglio studiando l'Epigenetica e leggendo qualche buon libro, ad esempio Bruce Lipton (biologia delle credenze). La fitta nebbia si dissolverà ed avremo l'opportunità di osservare quanto di bello c'è intorno a noi e riconoscere la strada giusta."
Ecco io vorrei accendere la tv e sentire, oltre giustamente alla cronaca di quel che succede, anche messaggi e posizioni propositive come queste. Ce lo chiede la nostra coscienza.
Come artista, sei portato ad analizzare l'inconscio. Quanto, secondo te, questo virus è penetrato nell'inconscio collettivo?
Fatico a confrontarmi col mio, di inconscio. Non saprei proprio dire nulla su quello degli altri. Io vorrei parlare di quanto è bella la vita e del prossimo album dei Duran Duran che anch'esso è pronto e per ora non esce per questa situazione. Ho il biglietto in tasca da un anno per il concerto di Dublino... speriamo si possa fare. Significherebbe festeggiare un ritorno alle cose belle cantando a squarciagola le canzoni della mia band del cuore.
Esibirsi dal vivo non è possibile al momento: quanto e come questa limitazione ti ha irritato?
Moltissimo. Ma non tanto per il non poter suonare in se, quanto perchè si percepisce una volontà a monte che è quella non tanto di distanziarci, cosa che posso temporaneamente anche accettare vista la potenza di questo virus, ma di separarci. Dai nostri affetti, dalle cose a cui teniamo, dalla possibilità di concorrere assieme a costruire il mondo che vorremmo. E' questo che ti fa imbestialire, proprio nel senso di diventare bestia. Non animale sereno e senza secondi fini se non la vita in se, ma bestia in gabbia. Disperatamente Feroce.
Quale futuro ravvisi per musicisti e artisti in generale, nel dopo-Covid?
Io è da quasi un anno che penso che il dopo Covid possa essere un altro Covid magari con un nome diverso, con un'etichetta nuova funzionale ed efficace. Noi musicisti in questo momento dovremmo unirci ma non come categoria professionale o cose del genere, dovremmo stare insieme nell'intento di proporci come forza di Resistenza. Proprio con la maiuscola. E te lo dice uno che canta di sole, mare e di amore e di cuore. Ma mi chiedo oggi a cosa dobbiamo resistere? Secondo me proprio al fatto che queste banali cose come il profumo del mare o il bersi una birra con un amico ce le stanno portando via. E' di questo che voglio vivere ancora. E voglio lottare perchè queste cose rimangano gratis. Non voglio una società di eletti che possono sdraiarsi sulla spiaggia quando vogliono a prendere il sole. Se noi popolo non capiamo che quella è la nostra ricchezza beh... la vedo dura.
Credi che il virus lascerà segni permanenti nel nostro modus vivendi?
Li ha già lasciati in maniera profonda. Al distanziamento siamo già abituati. Mentre prima poteva essere una rispettabile decisione personale ora è diventato un obbligo sociale. Camminare per le strade non è più una delle cose più belle del mondo. E chissà se lo sarà mai più. Nella prima canzone che abbiamo pubblicato oramai 9 anni fa coi La plonge (Cose che stanno bene con la birra ndr) c'è un verso che fa "tenersi, abbracciarsi, toccarsi". Ecco è questo che temo che non possa più avvenire, se non in maniera nascosta e lontano da occhi indiscreti. Che oramai non ci sono più. Ovviamente spero di avere torto e che questo non succeda. Non ci tengo particolarmente ad avere ragione. Soprattutto in tempi come questi.
Il vostro singolo propone una scintillante melodia pop, dietro la quale si cela un testo impegnativo. Parlacene brevemente.
Posso dire che il pop è sempre stato il nostro ambito di riferimento. Da quando eravamo diciottenni post punk molto timidi che nei live si guardavano le scarpe. Perchè penso che la musica debba arrivare a tutti e il pop sia lo strumento ideale per cercare di farsi capire. La storia ce lo insegna d'altronde. Rimanendo nell'epoca moderna di nomi ce ne sono a bizzeffe e cito solo alcuni che rientrano nel nostro gusto e che hanno fatto passare attraverso una patina colorata e allegra cose serissime... penso a John Lennon, Rino Gaetano, Ivan Graziani, i Duran Duran e Franco Battiato che supera il milione di copie con l'opera pop perfetta: La voce del padrone. In cui riesce a far cantare a memoria ai bambini di 11 anni "rimettiamoci la maglia, i tempi stanno per cambiare" per citare il verso più semplice. E' che bisogna andare oltre le apparenze: soprattutto in Italia l'abito FA il monaco. E certi "intellettuali" diciamolo pure, non ne hanno mai azzeccata una. Regolarmente in ritardo sulla "massa" di 20-25 anni. Cito il caso Clint Eastwood: quello che poi si è rivelato l'artista che è. Veniva clamorosamente additato come portatore di valori negativi anche un pò fascisti. Amo dire per sdrammatizzare che a una certa parte politica ancora ben radicata in Italia (almeno a livello di occupazione indebita di spazio) che non è che nei film quando uno spara ammazza davvero. Di quello era convinta all'inizio la mia adorata nonna. E' che un attore in certi casi deve lavorare e prendere i ruoli che gli propongono, a meno che non voglia fare un altro lavoro. Questi stessi cantori dell'impegno a chiacchere poi crescono e ambiscono a fare il pop "in un'ottica di rivalutazione e di azione dall'interno per decostruire e bla bla bla". Il risultato che solitamente ottengono è abbastanza imbarazzante perchè la spontaneità non si decide certo a tavolino. Non è una questione di marketing. Parola che a noi sedicenti artisti dovrebbe far rabbrividire. Aniway (cit Enrico Ruggeri) è il momento di azzerare tutto. Fare un bel "great reset" delle nostre "iperconvinzioni cialtroniche" come le chiamava Labranca e unirci. Che la musica è una, e la vita la dobbiamo vivere assieme. Noi La Plonge ci siamo se ci volete :-)
Cosa pensi si scriverà, tra un secolo da ora, di questo periodo e della musica popolare scritta durante esso?
Ho una strana sensazione che penso sia condivisa da molti. Ci stiamo avviando ad un eterno presente che non è esattamente quello a cui tutti cerchiamo di tendere. Un mondo senza roba stampata, e non intendo solo libri e dischi, non ce lo dovremmo augurare. Per dirne una la "simpatica" possibilità offerta da un noto social network di retrodatare ciò che si pubblica è il sintomo di qualcosa di gravissimo. Ovvero la fine della Storia. E' il caos. Ma non ho abbastanza elementi per chiarire meglio questo pensiero. Chiedo una mano a chi di queste cose si occupa. Noi possiamo contribuire con musica e altri lavori di bassa e media manovalanza. Che ne valga la pena però.